L’Archivio di Stato di Napoli, incardinato nel Servizio Archivi Storici, ha sede presso l’ex Ritiro di Santa Maria della Purificazione e dei Santi Gioacchino ed Anna a Pontenuovo (Salita Pontenuovo n.31)
“Per valorizzare un archivio dell’importanza di quello del Comune di Napoli, non basta ordinarlo, provvederlo di indici, metterlo in condizioni tali che gli studiosi siano largamente aiutati nelle loro ricerche. Bisogna andare incontro alle persone colte italiane e straniere, far conoscere loro, tangibilmente, quali documenti e di quale importanza siano conservati in questa sede”.
(Alessandro Cutolo, 1929)
“La sede principale è in via del Grande Archivio, nel monastero dei SS. Severino e Sossio, nel cuore del centro antico della città. La sua storia è legata alla presenza dei Benedettini che, fin dal IX secolo, fondarono un cenobio dove nel 902, trasferirono il corpo di S. Severino e successivamente le reliquie di S. Sossio. L’articolato complesso si incentra su quattro atri-chiostro del XVI e XVII secolo accanto alla chiesa dedicata ai due santi. Uno dei chiostri, detto Atrio del Platano, costituisce la parte più antica del monastero e prende il nome dall’albero che -secondo la leggenda- fu piantato da San Benedetto. Il ciclo degli affreschi rinascimentali che lo decora è il più completo della città e raffigura episodi della vita del Santo. Fu ultimato nel 1515 da Antonio Solario detto “lo Zingaro”. Il Primo Atrio corrisponde all’ingresso originario su vico S. Severino. Di grande suggestione è l’Atrio dei Marmi, iniziato nel 1598 e completato nel 1623, che rappresenta il culmine del programma di rinnovamento del monastero. Sono di notevole interesse il Capitolo dei monaci, oggi Sala Catasti, affrescato da Belisario Corenzio agli inizi del ‘600 con parabole, figure allegoriche e scene del Vangelo; l’ex Refettorio ora Sala Filangieri, con il grande affresco della moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’allegoria della fondazione dell’Ordine benedettino, anch’esso opera del Corenzio; la pregevole Sala Tasso, così chiamata in ricordo del soggiorno del poeta nel monastero, che ospita il preziosissimo e famoso Codice di Santa Marta. Nel 1799 il monastero fu destinato per breve tempo a sede dell’Accademia di Marina; nel 1845 l’Archivio di Stato venne definitivamente trasferito nel complesso monastico. La struttura fu adattata alla nuova funzione d’uso per cui furono realizzati arredi lignei destinati alla conservazione della documentazione. Di grande pregio anche la Farmacia, caratterizzata da scaffali intarsiati e da una bella pavimentazione; la Biblioteca; la Sala Diplomatica; il Salone degli Archivi gentilizi; la Regia Camera della Sommaria e la sede della Scuola di Paleografia, Archivistica e Diplomatica.”
(Wikipedia)